Notizie storiche

Il Morellino viene da lontano

Etruschi e Romani

I numerosi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo etrusco, rinvenuti nelle zone di Scansano e nella valle dell’Albegna, dimostrano come la produzione della vite fosse un elemento importante per la locale comunità etrusca. Orci di terracotta, risalenti al V secolo a.c., nei quali sono stati ritrovati semi di vitis vinifera, statuette bronzee raffiguranti offerenti che impugnano la roncola, strumento tipico del vendemmiatore fino quasi ai nostri giorni, sono solo alcuni dei reperti rinvenuti presso la località rurale degli Usi, fra il comune di Scansano e Semproniano, e presso il sito di Ghiaccioforte, località tra Scansano e Saturnia.

Ed è proprio con la conquista della Fortezza di Ghiaccioforte, nel 280 a.C. circa, che i romani si impossessano dei territori scansanesi, dando ulteriore sviluppo all’agricoltura tramite la nascita di numerose colonie. Veniva così prodotto vino, destinato alle province occidentali dell’impero, come testimoniato dal ritrovamento del relitto di una nave nel mare antistante Marsiglia: il relitto racchiudeva infatti un gran numero di anfore vinarie marchiate con le lettere SES, le iniziali della potente famiglia romana dei Sestii, proprietari terrieri nella zona di Cosa, l’attuale Ansedonia, e già attivi commercianti.

L’esistenza di fornaci per la produzione di anfore vinarie nella zona di Albinia, databili al 200 a.C., confermano la crescita esponenziale delle produzioni vinicole avvenuta sotto i romani, che trovavano sbocco commerciale anche sulla capitale dell’impero, attraverso la via Aurelia e la via Clodia.

Il Medioevo

Con il declino dell’impero romano inevitabilmente Scansano, come tutta la Maremma, visse un periodo di crisi, con il degrado dovuto all’abbandono delle popolazioni, che portò al conseguente dissesto idrogeologico ed impaludamento delle zone costiere.

La produzione vinicola sopravvisse intorno ai centri insediativi di epoca etrusca, venendo meno la produzione estensiva apportata dai romani.

La viticoltura rimase infatti una pratica residuale di piccoli e medi coltivatori che tenevano le viti, spesso su terrazzamenti, per il consumo familiare e per il mercato locale.

Scansano grazie all’estesa pratica dell’Estatatura godeva a tal proposito di un indubbio vantaggio di mercato.

XIX Secolo

L’instaurazione della così detta Estatatura al tempo di Pietro Leopoldo I di Lorena (1737 circa) e l’arrivo nella terra di Scansano di diverse famiglie di benestanti richiamate dal Granduca ad investire e valorizzare il comprensorio maremmano, portò una nuova prospettiva di sviluppo per la Maremma e in particolar modo per Scansano.

Con l’Estatatura per sei mesi all’anno, da giugno ad ottobre, gli uffici pubblici della provincia di Grosseto si spostavano a Scansano per sfuggire alla malaria. Il nome Morellino, secondo la tradizione, trae il suo nome dai cavalli bai detti “morelli”, di cui riprende il vigore e l’intensità del manto, che venivamo utilizzati per trainare le carrozze delle famiglie e dei funzionari che si spostavano a Scansano.

In tale periodo Scansano divenne la vera capitale estiva della Maremma, trasformandosi in una cittadina ridente e prospera dove la viticoltura si sommava alle attività estrattive e commerciali del territorio.

Etruschi e Romani

I numerosi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo etrusco, rinvenuti nelle zone di Scansano e nella valle dell’Albegna, dimostrano come la produzione della vite fosse un elemento importante per la locale comunità etrusca.

 

Orci di terracotta, risalenti al V secolo a.c., nei quali sono stati ritrovati semi di vitis vinifera, statuette bronzee raffiguranti offerenti che impugnano la roncola, strumento tipico del vendemmiatore fino quasi ai nostri giorni, sono solo alcuni dei reperti rinvenuti presso la località rurale degli Usi, fra il comune di Scansano e Semproniano, e presso il sito di Ghiaccioforte, località tra Scansano e Saturnia.

 

Ed è proprio con la conquista della Fortezza di Ghiaccioforte, nel 280 a.C. circa, che i romani si impossessano dei territori scansanesi, dando ulteriore sviluppo all’agricoltura tramite la nascita di numerose colonie. Veniva così prodotto vino, destinato alle province occidentali dell’impero, come testimoniato dal ritrovamento del relitto di una nave nel mare antistante Marsiglia: il relitto racchiudeva infatti un gran numero di anfore vinarie marchiate con le lettere SES, le iniziali della potente famiglia romana dei Sestii, proprietari terrieri nella zona di Cosa, l’attuale Ansedonia, e già attivi commercianti.

 

L’esistenza di fornaci per la produzione di anfore vinarie nella zona di Albinia, databili al 200 a.C., confermano la crescita esponenziale delle produzioni vinicole avvenuta sotto i romani, che trovavano sbocco commerciale anche sulla capitale dell’impero, attraverso la via Aurelia e la via Clodia.

Il Medioevo

Con il declino dell’impero romano inevitabilmente Scansano, come tutta la Maremma, visse un periodo di crisi, con il degrado dovuto all’abbandono delle popolazioni, che portò al conseguente dissesto idrogeologico ed impaludamento delle zone costiere.

La produzione vinicola sopravvisse intorno ai centri insediativi di epoca etrusca, venendo meno la produzione estensiva apportata dai romani.

La viticoltura rimase infatti una pratica residuale di piccoli e medi coltivatori che tenevano le viti, spesso su terrazzamenti, per il consumo familiare e per il mercato locale.

Scansano grazie all’estesa pratica dell’Estatatura godeva a tal proposito di un indubbio vantaggio di mercato.

XIX Secolo

L’instaurazione della così detta Estatatura al tempo di Pietro Leopoldo I di Lorena (1737 circa) e l’arrivo nella terra di Scansano di diverse famiglie di benestanti richiamate dal Granduca ad investire e valorizzare il comprensorio maremmano, portò una nuova prospettiva di sviluppo per la Maremma e in particolar modo per Scansano.

 

Con l’Estatatura per sei mesi all’anno, da giugno ad ottobre, gli uffici pubblici della provincia di Grosseto si spostavano a Scansano per sfuggire alla malaria. Il nome Morellino, secondo la tradizione, trae il suo nome dai cavalli bai detti “morelli”, di cui riprende il vigore e l’intensità del manto, che venivamo utilizzati per trainare le carrozze delle famiglie e dei funzionari che si spostavano a Scansano.

 

In tale periodo Scansano divenne la vera capitale estiva della Maremma, trasformandosi in una cittadina ridente e prospera dove la viticoltura si sommava alle attività estrattive e commerciali del territorio.